Vi abbiamo lasciato la scorsa settimana accennandovi ai danni, comunemente definiti “effetto fusibile” e “frittura”, che comportano un errato dimensionamento dell’‪‎amplificatore‬‬‬ e/o dei ‪diffusori‬‬‬ acustici.
I danni di origine elettrica causati agli altoparlanti sono, in genere, di due tipi: un primo riguarda l’interruzione della bobina mobile, con conseguente silenziamento del componente (detto anche “effetto fusibile”), e il secondo è definito gergalmente “frittura”, con la vernice isolante attorno al rame della bobina mobile “cotta” dall’alta temperatura raggiunta dal conduttore metallico nel momento del sovraccarico elettrico che - ingrossando la bobina - crea uno sfregamento chiaramente udibile, anche se l’altoparlante sta ancora “gracchiando”.

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La fusione è più comune nei tweeter (caratterizzati da un’esigua sezione del filo elettrico), il secondo nei midrange e woofer. Di solito, un altoparlante “muto” non ha solo l’avvolgimento della bobina mobile interrotto, ma è stato anche soggetto a “frittura”, considerato che la potenza elevata per un tempo eccessivamente lungo crea prima lo scioglimento dell’isolante e poi l’interruzione dell’avvolgimento stesso.
Questi fenomeni sono assolutamente dipendenti dalla durata temporale (e ovviamente dalla potenza impulsiva data da tensione x corrente), alla quale la bobina è sottoposta, con relativo stress elettrico e meccanico. Un picco non distorto, molto potente e di brevissima durata, un “burst” (impulso singolo) non crea di norma danni, mentre un picco in fase di “clipping”, quindi distorto, seppur di minore potenza, ma più prolungato nel tempo, ha numerose probabilità di creare danni.
La velocità dell’impulso indistorto non dà tempo alla bobina mobile dell’altoparlante di surriscaldarsi producendo l’effetto fusibile; all’immediato cessare dell’impulso stesso il movimento della bobina e la conseguente ventilazione permettono di smaltire il calore generato.
Un impulso prolungato nel tempo invece “frigge” molto più facilmente la bobina mobile, creando un effetto “valanga”. La bobina si inchioda, il rapporto di forza tra il campo magnetico generato dalla bobina e quello permanente del magnete cambia e arriva l’effetto fusibile a bruciare irrimediabilmente l’altoparlante.
In conseguenza di quanto detto finora riguardo alle potenze dei sintoamplificatori multicanale A/V, la cosa migliore è quella di basarsi sulla potenza dichiarata RMS dal costruttore.
Se fornita con un valore di 6 ohm, la potenza andrà decurtata di un 30% per ottenere il valore attendibile su un carico di 8 ohm. Una volta ottenuto questo dato, ci si può ragionevolmente basare su una “equipollenza” dei valori: a un diffusore con impedenza di 8 ohm in grado di accogliere 100 watt RMS, possiamo associare un amplificatore dichiarato per 100 watt RMS sul medesimo valore di resistenza.
Tutto questo ragionamento sottintende anche il seguente assunto:
è molto più probabile che un amplificatore di piccola potenza bruci la bobina mobile di un grande altoparlante piuttosto che il contrario anche se può sembrare strano.
Le cause di ciò dovrebbero ora essere chiare: un amplificatore di bassa potenza distorce molto più facilmente di uno ad alta. va anche tenuto conto che una cassa dichiarata per accettare 100 watt RMS, è sicuramente in grado di sopportarne 200 seppur per brevi periodi. L’importante è che non ci siano fenomeni di distorsione in atto. Lo stesso diffusore, esposto a un segnale distorto generato da un amplificatore da 20 watt, potrebbe invece subire danni.
Non abbiate quindi mai timore nell’accoppiare potenti amplificatori a diffusori di dimensioni contenute, nominalmente più delicate. E’ infatti più difficile sfruttare fino alla distorsione un amplificatore di grande potenza, piuttosto che uno di minore prestanza energetica.

(Tratto da "Il libro bianco dell'HOME TECHNOLOGY" realizzato dalla redazione di HC Home Comfort & Design)

 

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