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Dolby Atmos Music: ascoltare musica in surround tridimensionale

Dolby Atmos Music si prefissa di aggiungere una dimensione completamente nuova all’esperienza di ascolto della musica. Dolby e la Universal hanno stretto un accordo di collaborazione per operare un remix di migliaia di brani di artisti di fama internazionale utilizzando la nuova tecnologia Dolby Atmos Music con l’intento di dimostrare concretamente l’efficacia del sistema Atmos anche al difuori dell’home cinema.

Se da un lato è un dato di fatto che la tecnologia audio di Dolby basata su oggetti risulti essere stata progettata per l’audio surround in prima istanza nelle sale cinematografiche, per poi approdare nell’ambiente domestico, l’espansione che ha avuto successivamente anche su altri dispositivi per utilizzo in mobilità (tablet e smartphone), non poteva non condurre anche a considerare la musica come ulteriore passaggio per arricchirne la fruibilità.

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Ma che cosé Dolby Atmos Music?

La risposta più semplice: il risultato di un nuovo missaggio di un brano musicale effettuato utilizzando la tecnologia Dolby Atmos.

Il sistema Dolby Atmos si basa sugli oggetti sonori, a differenza dei sistemi precedenti che si basavano sui canali (5.1 o 7.1).[7] Questo sistema supporta fino a 128 oggetti sonori, ognuno con le proprie caratteristiche sonore, ad ognuno di essi si può assegnare una qualsiasi posizione in uno spazio tridimensionale, posizione che può variare nel tempo. Secondo la posizione assunta dall'evento in un determinato momento, il processore audio deciderà quali saranno gli altoparlanti che lo riprodurranno, così da generare un ambiente audio tridimensionale più realistico. Con questo sistema il coinvolgimento audio dovrebbe essere più completo, per esempio si potrà sentire la pioggia cadere dall'alto, il tuono espandersi sopra di noi come nel più classico dei temporali o far sembrare più reale il rombo di un elicottero, la particolarità del Dolby Atmos è proprio quella di avvolgere lo spettatore anche dall'alto. Il sistema supporta fino ad un massimo di 64 diffusori acustici. (Wikipedia)

Atmos è una tecnologia che ha visto i primi e più importanti (almeno fino ad oggi) impieghi nelle sale cinematografiche, ma che subito dopo è riuscita a frasi strada negli allestimenti domestici di “home cinema” in tutto il mondo. La principale differenziazione rispetto ai tradizionali standard multi-canale 5.1 e 7.1 riguarda l’impiego di canali extra da collocarsi frontalmente in posizione elevata (ad esempio, altoparlanti montati sul soffitto). Il risultato offerto è un suono molto più avvincente, una sorta di “cupola sonora” con al centro l’audience.

Quello che si può apprezzare è una maggiore precisione rispetto al suono surround standard. Grazie a nuovi sistemi di calibrazione, i tecnici del suono possono posizionare con maggiore precisione i suoni in vari punti della scena sonora, anziché semplicemente indirizzarli verso un canale audio selezionato. È un'esperienza home cinema molto più realistica e coinvolgente.

Lo stesso ora può essere fatto per la sola musica.

Fino ad oggi, la tecnologia Dolby Atmos era stata impiegata per effettuare un nuovo missaggio di non più di una cinquantina di brani. Il recente accordo fra Dolby e Universal Music Group (UMG) promette di operare la revisione in Dolby Atmos di migliaia di brani che abbracciano una vasta gamma di artisti e generi.Naturalmente non ci si fermerà al patrimonio musicale esistente. L’intenzione è di utilizzare Dolby Atmos anche nelle nuove produzioni musicali che secondo Dolby spazieranno fra "hip-hop, pop e rock attraverso il jazz e la musica classica".

Molti famosissimi studi della UMG sono stati dotati degli apparati e delle tecnologie per il missaggio Dolby Atmos Music, tra questi: Capitol Records Studios a Hollywood, Abbey Road Studios a Londra e Nerryville's Berry Hill Studios. È chiaro l’intento di incentivare l’impiego di questa tecnologia nelle prossime produzioni.

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Che musica risulta attualmente disponibile in Dolby Atmos?

Il primo lotto di 50 uscite comprende 3D The Catalog di Kraftwerk, Live in Prague di Hans Zimmer e Automatic For The People (25th Anniversary Edition) di R.E.M. C'è anche il primo album elettronico scritto e prodotto appositamente per il formato: Wolf del pioniere della trance Matt Darey. Un elenco completo delle versioni in Dolby Atmos rilasciate è rilevabile sul sito Dolby.

Quale musica è in produzione e verrà rilasciata in Dolby Atmos Music?

Dolby non ha fornito indicazioni precise sui brani che verranno pubblicati, ma ha reso disponibile su YouTube una serie di video in cui diversi produttori illustrano come lavorare con questa tecnologia. I nomi dei produttori rivelano principalmente una certa inclinazione per la musica “dance” per quanto Dolby abbia più volte sottolineato che si lavorerà per rappresentare un’ampia gamma di generi musicali

Su quali dispositivi Dolby Atmos Music risulterà funzionale?

In linea di principio le tracce Dolby Atmos Music funzionano su qualsiasi dispositivo in grado di gestire il Dolby Atmos. Sono quindi inclusi sistemi home cinema, laptop ma anche tablet e smartphone. Naturalmente l’ascolto risulterà più efficace e coinvolgente utilizzando un sistema Home Cinema piuttosto che uno smartphone, ma in condizioni di mobilità la differenza fra uno smartphone “normale” ed uno Atmos-ready risulterà senz’altro evidente

L'iPhone 11, 11 Pro e 11 Pro Max sono tutti dispositivi Dolby Atmos. Altri dispositivi mobili includono OnePlus 7 Pro, Nokia 6, Samsung Galaxy S10, Sony Xperia 1 e Amazon Fire HDX 8.9.

Sul fronte dell'home cinema, la maggior parte dei sintoamplificatori AV lanciati negli ultimi due anni risultano Atmos compatibili, compresi molti anche di gamma bassa. Da notare che i costruttori di diffusori acustici hanno realizzato soluzioni idonee a risultare efficaci nella riproduzione Dolby Atmos evitando all’utente di installare necessariamente altoparlanti a soffitto laddove questo non fosse possibile. Un sistema Atmos dedicato può prevedere diffusori che emettano verso l’alto opportunamente posizionati al di sopra dei diffusori frontali. In questo modo l’emissione tende a “rimbalzare” sul soffitto, creando un risultato che emula l’effetto ottenibile da un altoparlante montato a soffitto.

La soluzione offerta da PSB, ad esempio, con il diffusore Imagine XA, rappresenta la più efficace e meno invasiva soluzione per creare un nuovo sistema per il Dolby Atmos o per aggiornarne uno esistente.

PSB Imagine XA

PSB Imagine XA

Fra i dispositivi Dolby Atmos vanno menzionate anche le soundbar nonché la maggior aperte dei TV di fascia alta, anche se questi non potranno da soli fornire gli stessi risultati di un sistema di altoparlanti completo.

Infine per quanto riguarda i lettori Blu-ray, Dolby afferma che tutti quelli conformi alle ultime specifiche e in grado di inviare ad un ricevitore AV Dolby Atmos un flusso audio bitstream per l’opportuna decodifica, potranno riprodurre Atmos Music senza problemi.


EDID 

EDID, questo sconosciuto......

Nelle connessioni fra apparati dedicati alla gestione di segnali video (ad esempio lettori Blu-ray, TV, sintoamplificatori AV, ecc..) lo scambio di informazioni risulta di importanza vitale al fine di ottenere il risultato desiderato, ossia la perfetta funzionalità del sistema e la conseguente visione ottimale di un qualsiasi programma. E’ pertanto evidente che, nel caso in cui questo scambio di informazioni non avvenga o non vada completamente a buon fine, il risultato sia una visione frammentata o del tutto assente, ovvero impossibile secondo le aspettative qualitative che gli apparati coinvolti potrebbero, almeno sulla carta, garantire.

L’acronimo EDID (Extended Display Identification Data) rappresenta, in quanto definibile come carta d’identità di ciascun apparecchio, l’elemento che consente ai dispositivi di “conoscersi” e comportarsi di conseguenza. Si tratta di una serie di dati strutturati che, semplificando, vengono normalmente impiegati nel colloquio fra uno schermo (TV, videoproiettore, monitor PC, ecc….) e la sorgente video ad esso collegata. Semplificando al massimo il concetto, questi dati servono alla sorgente per identificare lo schermo collegato, acquisendo le informazioni sulle sue capacità di riproduzione audio e video, ad esempio quali risoluzioni video siano supportate. Da queste informazioni l’apparato sorgente potrà sapere quale siano i migliori segnali audio e la migliore risoluzione video che potrà trasmettere avendo la certezza che lo schermo sarà in grado di riprodurli senza problemi.

Se da un lato lo scopo di aver dotato gli apparati di questi dati EDID è stato quello di rendere le connessioni fra una sorgente ed uno schermo un semplice procedura di “plug & play”, in realtà la faccenda si complica nel momento in cui ci troviamo di fronte a situazioni più articolate che prevedano la presenza di una molteplicità di schermi gestiti da apparati di commutazione o matrici audio/video, o, più semplicemente, situazioni in cui fra sorgente e schermo siano interposti altri apparecchi, come ad esempio un sintoamplificatore AV che funga da matrice video o che si occupi di una gestione separata della parte audio di un segnale AV, o come i dispositivi che intervengono a vario titolo sul percorso del segnale video per dividerlo (Splitter), gestirne le commutazioni (Switch) o trasferirlo su lunghe distanze (Extender). In tutti questi casi l’incremento delle variabili in gioco determina spesso incapacità di comunicazione o “incomprensioni” fra i dispositivi coinvolti, con il risultato che il segnale desiderato non venga riprodotto/visualizzato.

Lo scambio di informazioni fra apparati è chiamato in gergo “handshaking” digitale, ovvero una “stretta di mano” che mette d’accordo i vari dispositivi. È evidente come i dati EDID, pur non essendo le uniche informazioni scambiate fra gli apparati, rappresentino l’elemento fondamentale affinché questa stretta di mano avvenga e risulti efficace. Se ad esempio le informazioni si perdessero lungo il percorso e non arrivassero a destinazione, perché influenzate negativamente da altri apparecchi presenti lungo il percorso o anche, semplicemente, perché dato il tragitto impervio arrivassero troppo tardi (cioè a finestra di comunicazione già chiusa), i risultati sarebbero quelli già descritti: una visione assente o non conforme qualitativamente alle aspettative dell’utente e alle reali capacità degli apparati coinvolti.

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Un ottimo rimedio e, soprattutto, semplice ed efficace per queste tipologie di possibili inconvenienti, è stato applicato da Blustream sulla maggior parte dei propri prodotti. Consiste nella possibilità di pre-determinare i parametri di risoluzione video e formato audio. In altre parole anticipando lo scambio di informazioni fra sorgente e schermo ponendolo più a monte lungo la catena dei prodotti coinvolti nella gestione/distribuzione del segnale AV. Se ad esempio l’informazione circa la massima risoluzione video gestibile da parte dello schermo, invece di essere comunicata da quest’ultimo (anello terminale della catena) fosse comunicata alla sorgente dal primo dispositivo presente lungo il percorso (uno di quelli citati precedentemente: splitter, switch, extender, ecc…), i tempi per l’Hand Shaking potrebbero risultare ridotti con l’assicurazione della gestione del segnale, maggiore velocità ed affidabilità.

La cosiddetta Gestione avanzata dell’EDID presente sui prodotti Blustream definisce questa possibilità e può venire attuata secondo modalità diverse a seconda della tipologia e della classe del prodotto: tramite piccoli commutatori (dip-switch) manualmente ed opportunamente configurabili secondo tabelle con le varie opzioni disponibili fornite da Blustream per ogni apparecchio, oppure, per gli apparecchi collegabili in rete, l’accessibilità alla configurazione EDID avviene tramite la loro interfaccia web o tramite apposito programma scaricabile dal sito Blustream.

EDID BS

sito blustream


Spool Precision18

Dal rame alla fibra, l'evoluzione del cavo HDMI alla continua rincorsa degli aggiornamenti dello standard

Modifiche sostanziali sono intervenute da uno/due anni a questa parte nell’ambito dei cablaggi HDMI. L’evoluzione dello standard HDMI e delle sue capacità in termini di mole di dati e velocità di trasmissione ha indotto i produttori a individuare sistemi alternativi di trasmissione. In quest’ambito la sempre maggiore convenienza, unitamente alle facilitazioni di stesura e all’affidabilità di prestazioni, ha reso molto popolare l’impiego della tecnologia ottica attiva AOC (Acitve Optical Cable), soprattutto per le connessioni di una certa lunghezza. L’approssimarsi dell’introduzione dello standard HDMI nella versione 2.1, di fatto già rilasciato ma non ancora diventato realtà di mercato, porterà un’ulteriore accelerazione al passaggio dal rame alla fibra ottica? E da che punto in avanti quest’ultima risulta giustificata nelle situazioni di installazione domestica?

Una prima comprensione dell’evoluzione dello standard HDMI, sarà di aiuto a comprendere anche le conseguenze che tale evoluzione ha comportato negli strumenti di trasmissione, primo fra tutti il cavo di connessione.

1) La prima versione dello standard HDMI risale al 2002: HDMI 1.0. La sua massima larghezza di banda era 4.95Gbps con supporto ai dischi DVD e Blu-ray, lo standard per il video ad alta definizione Rec.709 e 8 canali di audio surround PCM a 24bit / 192kHz. In altre parole parliamo di video con risoluzione Full HD a 1080p e audio surround 7.1.

2) Nel 2004 la prima evoluzione alla versione HDMI 1.1 aggiunge il supporto per il DVD-Audio, formato che all’epoca sembrava poter prendere piede. Mentre nel successivo 2005 veniva rilasciata la versione HDMI 1.2 con l’aggiunta del supporto DSD, un ulteriore formato audio lossless di stretta derivazione dai SACD.

3) Nel 2006, l'introduzione della versione HDMI 1.3 interviene in ambito video aumentando la larghezza di banda fino a 10.2Gbps. Supporta lo spazio colore xvYCC, 2,8 maggiore dell’ormai ristretto ambito sRGB, e amplia il supporto audio ai formati surround digitali Dolby TrueHD e DTS-HD MA. Successivamente, sono state rilasciate una serie di ulteriori implementazioni comunque di minore entità: 1.3a, 1.3b, 1.3b1 e 1.3c. Nello stesso anno viene lanciato sul mercato da Samsung il primo lettore Blu-ray al mondo dotato di interfaccia HDMI.

4) Nel 2009, con la prima versione HDMI 1.4, si comincia a parlare di 4K (4K 30p e supporto 3D); viene anche aggiunta la funzione di trasmissione di rete Fast Ethernet (100Mbps).

5) Il 2013 vede il salto alla versione HDMI 2.0 con un considerevole aumento della larghezza di banda gestibile (da 10.2Gbps a 18Gbps) con supporto di segnali 4K 60p e compatibilità con la profondità di colore Rec.2020 nonché 32 canali audio.

6) Nel 2015, HDMI 2.0 vede due ulteriori implementazioni: HDMI 2.0a che introduce il supporto al formato HDR10, e HDMI 2.0b che aggiunge il supporto all’HLG (Hybrid Log Gamma), formato HDR sviluppato specificamente per le trasmissioni televisive.

7) Nell’ormai “lontano” 2017 viene presentata l’HDMI 2.1, implementazione che porta la larghezza di banda gestibile fino a 48Gbps, con supporto dei formati 8K / 60Hz, 4K / 120Hz, profondità colore di 16bit e gestione dati HDR dinamici, ovvero Dolby Vison, sistema più accurato dell’HDR10 che è basato su metadati statici. Ad oggi gli apparati che supportino lo standard HDMI 2.1 non sono ancora presenti sul mercato.

Precision18 30m SourceConnector

Come si evince dai (sommari) contenuti descrittivi l’evoluzione dello standard HDMI, dalla versione HDMI 1.0 a quella HDMI 2.1 (peraltro non ancora in uso), la risoluzione e la frequenza dei fotogrammi del segnale sono andate sempre più aumentando, il che ha significato un conseguente aumento della mole dei dati (un segnale 4K risulta 4 volte “più grande” di quello a 1080p). Se, metaforicamente, considerassimo il cavo come fosse una sorta di tubo nel quale scorrono i dati, potremmo dire di avere avuto bisogno, attraverso le varie evoluzioni dello standard HDMI, di un tubo sempre più grande per trasmettere una mole sempre crescente di dati. Ora, la conduttività del cavo di rame che viene tradizionalmente impiegato nelle connessioni HDMI, è fondamentalmente determinata dal numero dei filamenti che lo compongono. Maggiore è questo numero, migliore sarà la conduttività, il che determina che se si vorrà aumentare la quantità e la velocità del segnale di trasmissione, anche le dimensioni e il peso del cavo in rame dovranno inevitabilmente aumentare con tutte le conseguenze che ne conseguono.

Non solo. Il più grande limite di una connessione HDMI in rame è dato dall’impossibilità di supportare una trasmissione a lunga distanza. Naturalmente dipende dalla qualità dei materiali impiegati e della realizzazione, ma in termini generali si può affermare che superando i 10 metri di stesura, un cavo HDMI in rame possa cominciare ad accusare delle perdite di informazioni. Inoltre laddove la richiesta di velocità di trasmissione aumenti, l’attenuazione risulterà maggiore con conseguente perdita di segnali o riduzione della risoluzione. Per gestire la trasmissione di segnali HDMI a 18Gbps risulta spesso molto difficile l’impiego di cavi HDMI in rame che superino i 12 metri, se non di ottima qualità.

A questo punto sorge spontaneo chiedersi come risulti possibile trasmettere segnali a 48Gbps, 56Gbps o larghezza di banda maggiore. Il cavo tradizionale risulta troppo corto e quindi la sua applicazione non potrà che essere decisamente limitata. Per molte installazioni, che siano domestiche o semi professionali, la connessione HDMI in rame appare come insufficiente a far fronte alle richieste dei segnali più evoluti, sia sotto il puro aspetto prestazionale, sia, cosa non trascurabile, sotto l’aspetto pratico di installazione e posa in opera. Sotto questo aspetto la domanda del mercato si indirizza verso una connessione HDMI che risulti più leggera, più sottile e con capacità di assicurare prestazioni su maggiori lunghezze. Tutti questi aspetti, tecnologici e pratici, hanno portato allo sviluppo ed al progressivo affermarsi della tecnologia HDMI AOC.

Allo stato attuale l'AOC HDMI presente sul mercato utilizza fondamentalmente una soluzione ibrida: filo di rame e fibra ottica, il primo per DDC (Display Data Channel) “handshake” e il secondo per la trasmissione dei segnali. Per quest’ultimo scopo si rende necessario sottoporre il segnale a due trasformazioni fotoelettriche nel suo percorso dalla sorgente del segnale al dispositivo di visualizzazione. Il vantaggio di questa tipologia di connessione risiede nel fatto che la fibra ottica risulta essere molto sottile e leggera, mantenendo contenuto il peso del cavo, ma la cosa più importante è che la perdita di trasmissione della fibra per chilometro è quasi trascurabile nonché sono pressoché eliminate le interferenze elettromagnetiche. Tutti elementi che concorrono a risolvere il problema della trasmissione di segnali a lunga distanza su cavo HDMI.

Questi aspetti positivi non rendono l’impiego del cavo HDMI AOC esente da problematiche. La circuitazione integrata che provvede alla conversione fotoelettrica del segnale necessita ovviamente di una tensione di alimentazione. Una tensione insufficiente andrà ad influenzare la qualità dell'immagine, ad esempio fornendo un risultato meno luminoso e contrastato con una maggiore rumorosità. Infatti talune connessioni (vedi cavi Blustream AOC della serie Precision) prevedono la presenza di una connessione microUSB per un’alimentazione supplementare di 5V proprio al fine di consentire il supporto di dispositivi con basso voltaggio in uscita. Dal momento che il cavo HDMI in rame non presenta questi problemi, possiamo affermare che, al momento, per la trasmissione a breve distanza, il cavo ottico attivo non si pone come sostituto del cavo in rame, almeno fino a quando segnali a larghezza di banda elevata (ossia quelli che richiedono necessariamente la versione HDMI 2.1) non si renderanno normalmente disponibili.

Naturalmente il discorso cambia laddove sia necessario stendere connessioni HDMI con lunghezze che eccedano i 20 metri. Gli aspetti prestazionali e di installazione fanno dell’opzione HDMI AOC la soluzione ideale per quanto l’espansione del mercato non ne favorisca l’economicità in assoluto. Spesso però l’alternativa è quella di dotarsi di apparati che utilizzino sistemi di comunicazione via CAT per la trasmissione di segnali HDMI con tecnologie più o meno evolute per consentire l’inoltro di segnali 4K HDR a 18Gbps su lunghe distanze (vedi HDBaseT e relativi hardware di estensione) con costi sicuramente non più convenienti di un cablaggio diretto HDMI AOC. Forse l’aspetto più problematico rimane quello della canalizzazione del cavo HDMI, notoriamente non così facilmente realizzabile per via delle dimensioni dei terminali e dell’impossibilità di una terminazione a posteriori. A questo proposito i costruttori (vedi Blustream Serie Precision) terminano i propri cavi ad una estremità con un connettore mini HDMI con adattatore standard rimuovibile proprio per agevolarne la posa in opera.

Precision18 AOC

Quindi, riassumendo, possiamo a ragione ritenere che la connessione HDMI AOC possa risultare la connessione del futuro. Sicuramente le problematiche di tensione insufficiente e l'alta temperatura possono essere risolte (e già lo sono in parte) migliorando le prestazioni del chip di conversione fotoelettrica. Il cavo HDMI in rame potrà nel frattempo porsi come valida soluzione ad alte prestazioni all'interno di lunghezze di 10m/15m, fino a venire via via soppiantato con l’avvento delle nuove esigenze di gestione di segnali ulteriormente impegnativi.

sito blustream


Dante logo

La lingua di DANTE (Digital Audio Network Through Ethernet)

In prossimità del lancio di nuovi prodotti Blustream dedicati all'interfacciamento e alla gestione di dispositivi all'interno di una rete Dante, cerchiamo di fare conoscenza con questa piattaforma che in pochi anni si è affermata come standard nell'ambito dell'audio professionale. Quanto segue riporta informazioni direttamente dal sito Audinate, azienda che ha sviluppato la piattaforma Dante.

Dante è una soluzione di rete multimediale completa e rappresenta lo standard di fatto per una rete multimediale digitale. Dante consente la distribuzione di media digitali multicanale non compressi tramite reti Ethernet standard, con una latenza pressoché azzerata ed una sincronizzazione perfetta.

Panoramica

Dante è diventata la soluzione di rete multimediale completa supportata dalla maggior parte dei produttori di audio professionale. Consente la distribuzione di audio digitale tramite reti Ethernet standard, le stesse reti utilizzate per la trasmissione dati in casa o in ufficio. In sostanza Dante è stato progettato per consentire ad audio, comunicazioni di controllo e tutti gli altri dati di coesistere tranquillamente sulla stessa rete.

Unitamente ad una eccezionale qualità audio, Dante aggiunge una bassissima latenza ed una sincronizzazione quasi perfetta. La sua intuitiva interfaccia utente unitamente alle funzionalità disponibili per la gestione della rete consentono di impostare e configurare anche le reti più complesse in modo semplice e rapido, facilitando enormemente l'integrazione del sistema.

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Dante: quali vantaggi?

Facilità d’uso – Con Dante l’inoltro del segnale e la configurazione del sistema risultano operazioni veloci, semplici e incredibilmente flessibili. Il software Dante Controller, scaricabile gratuitamente, è in grado di rilevare automaticamente ogni dispositivo presente sulla rete, consentendo all’utente di instradare istantaneamente l'audio, etichettare opportunamente i dispositivi e configurare la rete, il tutto con pochi clic del mouse.

Standard di fatto – Dante realizza il sogno dell'interoperabilità. Non c’è altra tecnologia di rete che possa vantare di essere adottato da un così elevato numero di produttori AV. Le possibilità di installare e configurare liberamente prodotti Dante compatibili dei principali costruttori mondiali risultano pressoché infinite. Un’unica rete può ospitare qualsiasi prodotto Dante compatibile di qualsiasi produttore.

Economicità – Basta solo un cavo per fare tutto. Dante consente di eliminare i fasci di cavi pesanti, costosi, analogici o multipolari, sostituendoli con semplici cavi CAT5e, CAT6 o in fibra ottica: basso costo e immediata disponibilità. Basta un cavo per ciascun dispositivo, una soluzione semplice, leggera ed economica. Dante va ad integrare la trasmissione dei media e le comunicazioni di controllo per l'intero sistema su un'unica rete IP standard.

Versatilità – Le prerogative proprie del sistema Dante ne consentono l’estrema scalabilità: dal semplice accoppiamento di una console ad un computer, a reti complesse per la gestione di migliaia di canali audio. Le reti risultano espandibili e riconfigurabili in qualsiasi momento, con pochi clic del mouse, utilizzando indirizzamenti logici anziché connessioni fisiche punto-punto.

Qualità eccezionale – Dal momento che l'audio viene trasmesso in modalità digitale, non diventa più necessario preoccuparsi delle interferenze provenienti da altre apparecchiature elettriche, dei fenomeni di diafonia tra cavi o degrado del segnale sulle lunghe tratte di cavo. Molti dispositivi Dante compatibili supportano la cosiddetta ridondanza "glitch-free" (priva di errori), consentendo a una rete secondaria identica di funzionare contemporaneamente e subentrare immediatamente se necessario, senza interruzioni nel flusso di dati audio.

Completa integrazione con Windows e Mac - Workstation audio digitali, lettori multimediali basati su software, Skype e altre applicazioni sono facilmente integrabili nella rete tramite Dante Virtual Soundcard o Dante PCIe card, con il pieno supporto di ASIO e WDM su Windows e Core Audio su Mac OS X.

Come funziona?

Detto semplicemente, in un dispositivo Dante compatibile, l'hardware prende l'audio digitale e lo "impacchetta", ossia segmenta il segnale audio e lo “confeziona” in pacchetti IP (Internet Protocol) idonei alla trasmissione attraverso una rete Ethernet. I pacchetti contengono informazioni di temporizzazione e indirizzi di rete di origine e destinazione, consentendo loro di essere instradati in modo efficiente attraverso la rete verso la destinazione corretta.

Quando un dispositivo riceve pacchetti audio Dante, li “scarta” e li ricostruisce in un flusso audio digitale continuo, che viene quindi riprodotto, registrato o elaborato digitalmente, a seconda del ruolo di quel dispositivo nel sistema audio.

I dispositivi hardware Dante supportano una latenza eccezionalmente bassa (nell'ordine di microsecondi, anziché millisecondi), supportando così agevolmente le comuni applicazioni a bassa latenza come, ad esempio, il monitoraggio in tempo reale durante la fase di registrazione.

Clocking

La sincronizzazione del Clock è un aspetto fondamentale per il corretto funzionamento di qualsiasi rete audio digitale. Affinché i pacchetti audio risultino perfettamente sincronizzati attraverso la rete, tutti i dispositivi devono condividere le medesime informazioni di temporizzazione. Ciò si ottiene con la presenza di un unico “master clock”, che abbia il compito di fornire informazioni di sincronizzazione per tutti i dispositivi. Dante assicura che il clock con le caratteristiche di maggiore stabilità e precisione diventi automaticamente quello principale, il “master clock”. Tutti gli altri dispositivi si agganceranno automaticamente su quel dispositivo, eliminando eventuali problemi di temporizzazione della rete.

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Blustream DA11AU - Convertitore 2 canali audio analogico -> Dante®

Dante Controller

La configurazione di una rete Dante è un’operazione estremamente semplice. L’applicazione software gratuita Dante Controller consente un’agevole gestione del routing e dei dispositivi, rilevandoli e identificandone automaticamente la presenza sulla rete. In termini pratici tale processo di configurazione si riduce al collegamento dei dispositivi ad uno switch Ethernet, nonché al collegamento di un computer allo stesso switch. Dante Controller visualizzerà rapidamente tutti i dispositivi connessi alla rete consentendo immediatamente l’impostazione del routing audio. Lo stesso software offre anche le funzioni di monitoraggio della rete, tra cui la rilevazione della latenza, l’integrità del clock, eventuali errori dei pacchetti e l’utilizzo della larghezza di banda.

La funzionalità offerte dal software Dante Controller nella gestione dei dispositivi consente una facile configurazione di parametri quali: frequenze di campionamento, personalizzazione dei nomi dei dispositivi ed etichettatura dei canali, controllo della latenza e eventuali ulteriori funzioni proprie del singolo dispositivo. Dante Controller infine ottimizza automaticamente la configurazione del clock, impostando automaticamente il “master clock” identificando il più preciso tra i dispositivi di rete o, se lo si preferisce, rinviando a un ingresso di word clock esterno.

Una volta configurata la rete, Dante Controller e il relativo computer possono essere rimossi dalla rete essendo ulteriormente richiesti unicamente nel caso di modifiche al sistema impostato e nel caso si desideri mantenere attivo il monitoraggio del sistema stesso. L’instradamento del segnale e le altre impostazioni di sistema risultano memorizzati nei dispositivi Dante e vengono, di conseguenza, ripristinati automaticamente ad ogni successiva riaccensione del sistema.

Ridondanza senza errori

Molti dispositivi Dante compatibili supportano la ridondanza senza errori (glitch free) dual link. È possibile disporre di una rete secondaria, che trasporti contemporaneamente una copia esatta del traffico audio della rete primaria. Entrambe le reti funzionano contemporaneamente, consentendo all'audio di continuare senza interruzioni nel caso la rete primaria cessi di funzionare per qualsiasi motivo.

Hardware di rete

Dante è basato sullo standard di rete e, pertanto, supporta hardware e cavi Ethernet di facile reperibilità. Nella maggior parte dei casi è possibile effettuare i collegamenti ed avviare la trasmissione audio senza nemmeno la necessità di configurare lo/gli switch.

Nelle applicazioni in cui la stabilità della rete risulti un elemento essenziale, è possibile configurare switch compatibili con la DiffServ Quality Of Service (QoS) – Qualità di servizio a Servizi Differenziati – in modo di supportare le priorità QoS presenti in tutti i pacchetti Dante. QoS consente la sincronizzazione del clock e il traffico audio per avere la priorità su qualsiasi altro traffico che condivide la rete. Ciò consente a una tipica LAN Ethernet utilizzata per la posta elettronica, Internet e il trasferimento di file di essere utilizzata anche come rete audio Dante.

Un'infrastruttura di rete Ethernet Gigabit è naturalmente da preferirsi per le applicazioni Dante, per via della sua elevata capacità di larghezza di banda. È supportata anche una rete Ethernet a 100 Mbps, ma la capacità del canale sarà ridotta e la latenza sarà inevitabilmente maggiore. Dante inoltre supporta la connettività in fibra ottica per le installazioni in cui sono coinvolte lunghe distanze.

Dante Virtual Soundcard

Dante Virtual Soundcard è un'applicazione software semplice e di immediato utilizzo che collega le applicazioni audio di un computer alla rete Dante. Si tratta di una scheda audio virtuale che crea un'interfaccia audio Dante utilizzando la porta Ethernet esistente sul computer senza che sia richiesto alcun hardware aggiuntivo.

Utilizzando Dante Virtual Soundcard, un computer può essere facilmente integrato nella rete come Digital Audio Workstation per la registrazione e la riproduzione multitraccia, come dispositivo di riproduzione per applicazioni audio consumer (ad es. ITunes, Windows Media Player) o come interfaccia audio per Skype o altre applicazioni per conferenze. Dante Virtual Soundcard supporta ASIO e WDM su Windows e Core Audio su Mac OS X.

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“Avevo costantemente collegati il mio synth al mixer, ad una scheda audio, con cavi Midi e ogni sorta di altra tipologia di connessione. Perché impiegare tutte queste tipologie di cablaggi quando si potrebbe integrare il tutto in una singola rete?”

Partendo da questo interrogativo legato alla sua esperienza diretta, Aidan Williams nel 2003 gettò le basi per la creazione e lo sviluppo dello standard Dante. Oggi la sua azienda, AUDINATE, distribuisce la piattaforma digitale Dante in tutto il mondo. Sono oltre 1600 gli apparati delle maggiori marche in tutto il mondo che oggi supportano Dante e .........l’implementazione continua……


Il multiroom è un sistema che permette di ascoltare musica in tutta la casa gestendo i brani da una unica sorgente (come ad esempio uno smartphone) senza la necessità di avere diversi impianti in differenti ambienti. E’ importante capire come strutturare tale impianto tecnologico analizzando pro e contro di ogni possibile soluzione. Il dilemma resta sempre lo stesso: costruire un impianto con il filo o senza?

Leggi tutto: Multiroom: cable o wireless?


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